ASPd, Archivi diversi, famiglia Dondi dell’Orologio
PADOVA NEL PERIODO NAPOLEONICO (1797-1813)
AUTOGRAFI – NAPOLEONE
Napoleone Bonaparte, imperatore dei Francesi e re d’Italia, il 28 marzo 1812 concedeva al vescovo di Padova, Francesco Scipione Dondi dell’Orologio, il titolo di Barone del Regno d’Italia, «che sarà trasmissibile a quello de’ suoi Nipoti che avrà scelto, ed alla di lui discendenza diretta legittima e naturale, di maschio in maschio, per ordine di primogenitura».
La concessione del titolo comportava, da parte del neo-barone, il pagamento allo Stato di una rendita perpetua di 15.000 lire annue, delle quali solo un terzo andava al discendente che avrebbe ereditato il titolo (art. XI del VII Statuto costituzionale del 1808).
Veniva inoltre riconosciuto al vescovo Dondi dell’Orologio il diritto di «dirsi e qualificarsi Barone del Regno in tutti gli atti e contratti, tanto in giudizio che fuori … [e di essere] riconosciuto in ogni luogo nella detta qualità … godere degli onori uniti a questo titolo … e portare in ogni luogo gli stemmi e le livree» riprodotti nel disegno nell’angolo inferiore destro del documento.
Della firma di Napoleone, in calce alla pergamena, parla diffusamente anche l’Archivio di Stato di Milano
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CALLISTO II – PAPA
ASPd, Archivio Corona, num. part. 3551
Link al documento Link alla trascrizione
IL SEGNO AUTOGRAFO DEL PONTEFICE
1° maggio 1123, privilegio solenne con cui papa Callisto II (1119-1124) assume sotto la propria protezione l’abbazia benedettina di S. Maria di Praglia e dichiara inviolabili i beni che le appartengono («Decernimus ergo ut nulli omnino hominum liceat idem monasterium temere perturbare aut eius possessiones auferre […]»). Benché di norma dall’epoca di Pasquale II (1099-1118) la subscritio papae non sia più autografa, in questo documento appare apposta da uno scriptor diverso dal redattore del testo ed è ritenuta di mano del pontefice. Nelle altre immagini: particolare della sottoscrizione e della rota, segno di cancelleria tipico dei privilegi solenni, recante nei quarti formati dalla croce il richiamo al pontefice e ai santi Pietro e Paolo e nella corona il motto del papa; trascrizione del documento, data da Andrea Gloria.
P. Jaffe, Regesta pontificum romanorum ab condita ecclesia ad annum post Christum natum MCXCVIII, Berlino 1851, p. 540, n. 5088, rif. all’anno 1122; A Gloria, Codice diplomatico padovano. Dall’anno 1101 alla pace di Costanza, 25 giugno 1183, Venezia 1879-1881, p. 116, n. 140; A. Moschetti, Il Museo civico di Padova, Padova 19382, p. 126-127.
FRANCESCO V D’AUSTRIA-ESTE – DUCA DI MODENA
Direzione, A. 2, C. I, b. 56
L’AUTOGRAFO DELL’ULTIMO DUCA DI MODENA
Francesco V d’Austria-Este conferisce a Gaetano Gamorra, già segretario particolare di suo padre, Francesco IV, il cavalierato del Reale Ordine dell’Aquila Estense, 31 dicembre 1855. Francesco V (1819-1875), benché convinto sostenitore dell’assolutismo, governò lo stato modenese con maggiare apertura del padre e vi promosse importanti riforme, tra cui la realizzazione di una codificazione completa, nota come codificazione estense. Gaetano Gamorra, nato nel 1792, era stato invece un personaggio di primo piano della Reazione, e nel 1831 aveva scoperto la congiura di Ciro Menotti, essendo più tardi firmatario della sua condanna a morte per impiccagione. Morì a Padova, nel 1863.
Marina Romanello, Francesco V d’Austria-Este, duca di Modena, Reggio e Guastalla, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Treccani, 1997, vol. 49, alla voce; Teodoro Bayard de Volo, Vita di Francesco V, Duca di Modena (1819-1875) […], vol. 4°, Modena 1885, p. 311-314.
CARLO LUDOVICO – DUCA DI LUCCA
Direzione, A. 2, C. I, b. 56
L’AUTOGRAFO DEL DUCA DI LUCCA
Carlo Ludovico, Duca di Lucca, conferisce a Gaetano Gamorra, segretario particolare del Duca di Modena, la decorazione di seconda classe al merito civile dell’ordine di S. Ludovico, 30 giugno 1846. Carlo Ludovico di Borbone (1799-1883), dopo esser stato – ancora bambino – Re d’Etruria dal 1803 al 1807, in seguito alla Restaurazione divenne Duca di Lucca (1824-1847); alla morte di Maria Luigia d’Asburgo ebbe il ducato di Parma, che tenne fino all’abdicazione nei confronti del figlio Carlo, avvenuta nel 1849. Nel 1847, con la rinuncia al ducato di Carlo Ludovico, cessava la secolare indipendenza di Lucca, repubblica dal medioevo alla fine dell’Antico Regime, quindi principato napoleonico e infine ducato dopo il Congresso di Vienna.
Maria Luisa Trebiliani, Carlo II di Borbone, Duca di Parma, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Treccani, 1977, vol. 20, alla voce.